
"Pochi ormai ricordano la fantascienza classica degli anni ’50-’70. Ce n’era tanta, molto spesso brutta e stereotipata. Come spesso capita però con i fenomeni di una certa dimensione, era possibile trovare in mezzo a tante stupidaggini alcune perle. Lo scopo della fantascienza, di quella di qualità, non era infatti mettere in scena battaglie tra extraterrestri cattivi e umani buoni ma cercare di capire quali possibilità aprissero al genere umano le frontiere dell’ignoto. Oggi tutto questo è scomparso. Perché l’ignoto è stato tolto dall’orizzonte del possibile. Ai postmoderni resta Harry Potter e la magia. Addio realtà.
La fantascienza si poneva degli scopi, cercava di dire qualcosa, di afferrare qualcosa che avesse un significato. La riduzione di tutto a gioco, a cosa non impegnativa, ha distrutto la stessa possibilità dell’ignoto in quanto oggetto da conoscere. L’ignoto che oggi il pubblico può affrontare è, in linea di massima, quello che ci spetterebbe dalla televisione; quindi un non-ignoto. Chi invece aveva davanti a sé un futuro sconosciuto, poteva benissimo aspettarsi delle sorprese. L’ignoto poteva diventare reale. Da qui la domanda del libro: cosa succederebbe se un uomo venisse allevato da una società non umana?
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Questo libro è quindi il documento di un’epoca passata che, essendo riuscito a resistere allo scorrere del tempo, acquista anche un certo valore estetico. I romanzi della nostra epoca invece, così ansiosi di rendersi visibili, così ansiosi d’essere di facile consumo, così alieni all’intento di esprimere un significato permanente, riusciranno a resistere allo scorrere del tempo oppure verranno annichiliti dalla loro inessenza? E se l’inessenza fosse la nuova, e discutibile, cifra di un nascente piano estetico? Domande difficili queste, alle quali nessuno può fornire una risposta. Neanche gli dei."
Traduzione Marco Pinna,
tratto da (http://www.spazioterzomondo.com/2011/03/robert-a-heinlein-straniero-in-terra-straniera-fanucci/).
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