
Se con The Elephant Man Lynch è riuscito a realizzare un arduo compromesso tra il suo stile personale e la produzione cinematografica convenzionale; con Dune qualcosa andrà storto. L’epopea cui lo scrittore Frank Herbert aveva dato inizio nel 1965 con il suo romanzo omonimo attingeva a un passato di feudi medievali e casate nobiliari per trasmigrare le lotte per il potere tra caste opposte nelle galassie. Una trama talmente composita e intricata da rendere una impresa stellare anche la trasposizione cinematografica. Prima di contattare Lynch, il produttore De Laurentiis si era affidato a Alejandro Jodorowski (oltre che a Ridley Scott) che nel 1975 aveva già buttato le basi del suo progetto. Finanche ambizioso, considerato che esigeva tra gli attori Salvador Dalì e Orson Welles e uno script eccessivamente ricco, che indurrà a desistere su un lavoro che si rivelava troppo oneroso. Nel 1984, complice il successo di The Elephant Man, De Laurentiis contatterà Lynch per proporgli quello che sarebbe stato il suo terzo lungometraggio, cosicché il regista si cimenterà nel tentativo di imprimere forza immaginifica alla fantasia prosaica di Herbert, con le copiose possibilità che un budget di oltre 40 milioni di dollari permette. Una grossa produzione, con cui mai prima d’ora si era cimentato il regista (aveva anche rifiutato di dirigere Il ritorno dello Jedi, terzo capitolo di Star Wars) che ha richiesto la creazione di quattro ambienti differenti - anche nella composizione di luci e fotografia - per il pianeta, 75 set negli studios di Città del Messico, più di cinquemila costumi, la riproduzione in scala 1:1 di molte scenografie. Dove i vermi giganti e i Navigatori sono realizzati dal padre di E.T. Carlo Rambaldi; la fotografia è affidata al premio Oscar Freddie Francis; la colonna sonora spazia disinvolta da Beethoveen-Mahler ai Toto-Brian Eno.
Una pellicola cui il cineasta ha cercato di imprimere la sua visionarietà nella ricerca estetica, nella sovrapposizione di presente e futuro, nella dilatazione bergsoniana del tempo, nel mantra "il dormiente deve svegliarsi", ma che si avviluppa in un barocchismo confuso. Un insuccesso commerciale in cui Lynch deve venire a patti con la produzione, accettando rimaneggiamenti nel montaggio e tagli che influiranno a creare un mito intorno alla vera lunghezza della pellicola, la cui versione "estesa" realizzata per la televisione sarà disconosciuta dallo stesso Lynch.
di Francesca D'Ettorre (da https://www.ondacinema.it/monografie/scheda/david_lynch.html)
Trama
Nell'anno 10191 l'umanità è diffusa tra le stelle e l'universo conosciuto è retto dal Landsraad, un sistema feudale in cui le grandi casate, che possiedono interi pianeti, sono in perenne lotta per il potere.
La trama inizialmente coinvolge quattro differenti pianeti.
Il giovane Paul ha seguito un duro addestramento, in quanto è l'unico figlio ed erede che il duca Leto Atreides, detto "Il Giusto", ha avuto dalla sua amata concubina Lady Jessica. Jessica è però parte di un segretissimo programma genetico della Sorellanza delle Bene Gesserit. Tale programma millenario mira ad ottenere, tramite una serie di incroci di sangue tra le casate, il Kwisatz Haderach, l'essere supremo che governerà l'universo. La nascita di Paul, non prevista, ha sconvolto i piani delle Bene Gesserit.
- Pianeta Giedi Primo, sede della casata Harkonnen:
Il crudele Barone Vladimir Harkonnen, nemico giurato degli Atreides, ha progettato la completa estinzione dei suoi avversari attraverso un complotto ordito con la segreta complicità dell'imperatore Shaddam IV, il quale teme la crescente popolarità del duca Leto in seno al Landsraad a causa di un'arma creata appunto dagli Atreides.
L'imperatore dell'universo conosciuto, Padishah Shaddam IV, subisce notevoli pressioni da parte della Gilda spaziale. I mostruosi Navigatori della Gilda vengono mutati con il gas di Spezia per essere in grado di varcare lo spazio con il loro pensiero, per trasferire da un lato all'altro del cosmo le immense navi della Gilda. I Navigatori, parzialmente dotati di precognizione, intuiscono il pericolo costituito da Paul Atreides e vorrebbero fosse eliminato.
Gli Harkonnen hanno abbandonato il pianeta, che avevano spietatamente sfruttato per estrarre la preziosa Spezia, sostituiti dagli Atreides, loro avversari, per ordine imperiale. La trappola è tesa e la strage sarà inevitabile. Arrakis, pianeta desertico e inospitale, è popolato da un misterioso popolo, i Fremen, in grado di cavalcare i giganteschi vermi delle sabbie. I Fremen, che chiamano il loro pianeta Dune, hanno atteso a lungo la venuta di un Messia, il Mahdi, che li guidi, dopo secoli di persecuzioni, in una sanguinosa jihad alla conquista del pianeta e di tutto l'impero, dato che come ben sanno l'imperatore e la Gilda, "chi controlla la Spezia, controlla l'universo".